LA STORIA DI MURO LUCANO

Il territorio circostante, soprattutto lungo il torrente Rescio, ha avuto insediamenti di Enotri (VII-VI secolo a.C.) e, quindi, di Numistrani (VI-V secolo a.C.), uno dei gruppi del ceppo dei Lucani.

Il nucleo più consistente sorge presso la collina, detta, poi, “Raia S. Basilio”, che, da municipio romano, assume il nome di Numistro, ubicato nella vallata.

Dopo la caduta dell’impero romano la popolazione, anche dai diversi casali, cerca rifugio in una collina più alta e inaccessibile sia per la conformazione del luogo sia per la presenza di un alto muro o muraglia di cinta, fondando il nuovo centro abitato, Muro, che dal 1863 assumerà anche la denominazione di Lucano

Dai Longobardi passa, successivamente, ai Normanni, i quali favoriscono nel 1050 la erezione a sede di diocesi. A questo periodo risale la edificazione della chiesa di S. Maria delle Grazie (dal 1993 Santuario diocesano), della Cattedrale, dedicata a S. Nicola e, in tempi posteriori, a S. Nicola e Camera, in posizione attigua al coevo castello, che acquista importanza notevole con gli Angioini, soprattutto, con Giovanna I, che lo sceglie come sede estiva e in cui viene uccisa nel 1382.

Anche durante questi ultimi sovrani l’università rimane demaniale e si dota nel 1420 del convento dei Conventuali, giunti nel 1343, dedicato a S. Antonio da Padova, con attigua chiesa di S. Andrea, dove rimarranno fino al 1866, salvo il breve allontanamento durante il decennio francese.

Con gli Aragonesi diventa feudale, in quanto è venduta alla famiglia Ferilli, e da questa, dal 1530, per eredità agli Orsini, feudatari fino al 1806.

La costruzione di nuove chiese, quali quella della Madonna della Neve, nel 1523, e di S. Marco nel 1578, della Madonna del Carmine nel 1606 e della Madonna del Soccorso nel 1621, ubicate lontane dall’iniziale centro, indica lo sviluppo del tessuto urbano, cui corrisponde il numero della popolazione in costante aumento fino a pervenire a 3.700 unità agli inizi del XVII secolo, quando sono giunti anche i Cappuccini nel 1583, ospitati nel convento della Natività di Maria Vergine, costruito fuori dell’abitato, nella parte più alta, rimanendovi fino al 1866 salvo la fase di allontanamento durante il decennio francese, e le Suore di S. Chiara nel 1608, con convento attiguo alla chiesa della Madonna del Carmine, che terranno fino al 1870.

La presenza del Seminario vescovile dal 1565, uno dei primi sorti nel Meridione e rimasto aperto fino al 1916, presso cui studiò Pierfrancesco Orsini, futuro papa Benedetto XIII (1724-1730), contribuisce notevolmente alla crescita culturale sia del clero che dei cittadini.

Sorgono altri luoghi di culto, tra cui quello di S. Francesco di Paola nel 1785.

Nel frattempo in una popolazione di oltre 7 mila unità, uscita dal terremoto del 1694 con 600 morti, si costituisce un forte patriziato, i cui esponenti gestiscono l’università e difendono la loro posizione contro la parte restante della popolazione, che aspira da una parte ad avere un ruolo determinante nei governi cittadini, e, dall’altra ad accedere al possesso della terra.

Soprattutto nella seconda metà del XVIII secolo, periodo in cui nel 1783 il centro abitato è semidistrutto da un altro terremoto, i contrasti si trasformano in occupazioni di terre e dell’ampio bosco.

Le vicende, connesse agli eventi di fine secolo e di tutto il periodo risorgimentale, rientrano in quelle generali, segnando lo storico contrasto tra i popolani e i galantuomini, nonché la presenza di una banda autoctona di briganti nell’immediato periodo postunitario, capeggiata da Ciaglione.

Centro di collegio elettorale e di mandamento per le elezioni provinciali, contribuisce a vivacizzare il dibattito politico. Nel frattempo la fascia operaia e artigiana si organizza intorno all’Associazione operaia di muto soccorso, sorta nel 1877, mentre la borghesia nel 1883 fonda una banca popolare.

Lo sviluppo risente negativamente dell’emigrazione a partire dal 1881 in poi, quando il paese scende da oltre 9 mila abitanti a 7.600 del 1911. In questo stesso periodo sono sorti altri due istituti di credito: la Banca di credito e lavoro e il Pio istituto di prestiti e risparmio, annesso alla Congrega di Carità.

La vita socio-economica non presenta peculiarità nelle varie fasi successive. Agli inizi del del nuovo secolo, invece, vi sono due opere di grande rilievo tecnico ed economico, volute dal proprio deputato, Francesco Saverio Nitti: un lago artificiale con connessa centrale idroelettrica, che fornisce energia elettrica ad oltre metà Basilicata e territori in regioni limitrofe, e un ponte, il primo in cemento armato in Italia edificato con particolari tecniche

Sempre nello steso periodo, sul piano religioso, si intensifica la diffusione del culto del concittadino S. Gerardo Maiella, nato nel 1726 e morto nel 1755, a seguito della sua canonizzazione, avvenuta nel 1904, patrono dei Muro Lucano e, successivamente, dell’intera regione Bailicata.

A livello di attività religiose sono da segnalare una sempre più salda organizzazione dell’Azione Cattolica, le cui prime iniziative risalgono intorno al 1890, quando si costituisce il primo comitato diocesano; e una efficace presenza assistenziale da due comunità di suore Stimmatine.

Molto vivace è il dibattito politico prima dell’avvento del regime fascista, durante la cui gestione non manca una manifestazione di centinaia di contadini contro nuove tasse comunali, cui seguono anche arresti. Identica dimensione si ha nell’immediato secondo dopoguerra.

Sul piano demografico, fermo intorno alle oltre 10 mila unità, si registra una fase negativa tra la fine degli anni ‘50 e la metà degli anni ‘60, quando, sul piano religioso, sono già presenti dal 1950 i Cappuccini, ritornati nel convento della Natività di Maria Vergine, in cui inizialmente opera anche una scuola di noviziato. I frati lasceranno il convento negli anni Settanta.

Lo spopolamento si aggrava ancor di più a seguito del terremoto del 1980, che conta 22 morti e l’inagibilità del 65% di immobili (compresi i crollati e i pericolanti). Oltre al terremoto, un effetto negativo deriva dalla soppressione della diocesi nel 1986, unificata all’arcidiocesi di Potenza e Marsico, che contribuisce, inoltre, a rallentare la crescita culturale e spirituale, nonostante la presenza dai primi anni '90 di una comunità di Frati Redentoristi, terminata, però, dopo qualche anno.

Sempre a seguito del terremoto giungono, quasi contestualmente alla partenza delle Stimatine, le Suore della Carità o Suore di Maria Bambina, che tuttora operano.

La popolazione attuale è di poco superiore ai 6 mila abitanti, le cui prevalenti attività sono l’agricoltura e la zootecnia, da cui si produce rinomato formaggio caprino. In via di sviluppo è l’attività commerciale e artigianale, mentre inizia ad affermarsi il turismo culturale, religioso e ambientale.

(da Basilicata mariana. Itinerario storico-religioso nei luoghi di culto, a cura di M. Mennonna-A. Mennonna, Galatina, Congedo, 2007)

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