LA STORIA di PIGNOLA

Qualcuno di recente ha detto che per spiegare cosa c’è a Pignola si fa prima elencando quello che non c’è a Pignola. Sembra un paradosso ma è realtà.

L’odierna Pignola è un paesino tipico della montagna lucana; l’aria frizzante di un cielo terso ed i colori di cui si adorna la campagna circostante la rendono unica in tutte le stagioni.

Pignola è un paese che non nasconde le sue velleità turistiche e non potrebbe essere altrimenti considerate le bellezze del centro abitato e le peculiarità ambientali.
Nel suo territorio sono sorte numerose iniziative che offrono ai turisti ogni occasione di svago e di ristoro.

Il Comune di Pignola confina con Potenza, Anzi, Abriola e Tito ed ha un’estensione di 55 kmq. Il suo territorio ha altitudini che vanno dai 700 ai 1400 m. slm. Il centro storico raggiunge un’altitudine di 927 m. s.l.m. da dove domina l’alta valle del Basento, protetto da un anfiteatro di monti facenti parte della catena della Maddalena. Dai suoi monti scaturiscono numerosi corsi d’acqua, aventi caratteristiche di torrenti. Quasi tutti alimentano nella piana il fiume Basento, che sorge solo a qualche km dai suoi confini. Un tempo questi torrenti facevano girare le ruote di numerosi mulini ora in disuso ma che rappresentano un interessante esempio di archeologia industriale. Nonostante le contenute dimensioni, il paese offre una varietà di paesaggi: i folti boschi, con le faggete di Rifreddo, castagneti e vaste zone di abeti bianchi e rossi; la verdeggiante piana di Pantano, con prodotti agricoli di gran pregio; il lago, la zona umida dichiarata recentemente di interesse internazionale. Il lago da qualche decennio è oasi faunistica gestita dal WWF Italia e nel suo perimetro sverna e nidifica un’avifauna di particolare pregio, tra cui: l’airone rosso, il marangone, il tarabusino, la sgarza, il tuffetto, lo svasso, il codone, la folaga ed altre specie sottoposte dalla normativa internazionale a protezione rigorosa. L’oasi, inoltre, è riconosciuta come un’importante area di sosta sulla rotta migratoria verso l’Africa. Recenti studi sul mondo degli insetti hanno portato alla scoperta nell’area del lago di un coleottero ritenuto sconosciuto alla scienza. Solo a qualche chilometro di distanza dal lago si trova una riserva regionale che ospita una numerosa colonia di cervi. Le vetta più elevata del territorio comunale è il monte Serranetta (m. 1476); di notevole altezza sono anche i monti Ciglio e San Bernardo. Un territorio così diversificato è in grado di generare una notevole varietà arborea. Si pensi, infatti, che il botanico Orazio Gavioli catalogò nel territorio circa 900 specie di piante. Il comune dista soli 6 km da Potenza. 

Anche se i ritrovamenti di testimonianze d’epoca romana e la presenza sul territorio di un braccio della via Herculea dimostrano in maniera inequivocabile la frequentazione dei luoghi in epoca antica, le prime notizie sulla esistenza di Pignola, allora appellata Vineola, si hanno solo intorno all’anno mille quando viene registrata nel catalogo dei baroni normanni. Nel 1190 in occasione della crociata in Terra Santa che si tenne sotto Guglielmo il Buono, il feudatario della terra di Vineola, tale Morellano Vineolam, in virtù del possesso di una parte del feudo, contribuì alla causa offrendo più soldati di quelli richiesti. Non si hanno molte altre notizie sul periodo ma recenti studi sugli affreschi venuti casualmente alla luce nell’antica Chiesa di San Nicola, oggi intitolata a San Donato, fanno ipotizzare che furono proprio pittori al seguito dei crociati a ritrarre nella Chiesa le immagini dei Santi e del Cristo a cavallo. Tali circostanze, oltre a riferirci che la Chiesa era già presente in quel periodo, forse all’epoca come Cappella del palazzo baronale non più esistente, ci testimonia di come nello stesso periodo il borgo fosse già vitale. In un periodo compreso tra il 1240 ed il 1246 è l’imperatore Federico II di Svevia ad attestare per Vineola il raggiungimento di una buona condizione sia economica che sociale. Lo “stupor mundi”, infatti, ordinò che si ristrutturassero i castelli della Basilicata caricando le spese sui centri più facoltosi. Agli abitanti della terra di Pignola venne ordinato di provvedere alla riparazione ed alla ristrutturazione del castello di Lagopesole, uno dei manieri preferiti dallo svevo. Cosa che gli abitanti di Vineola fecero sopportando parte della spesa e fornendo l’opera delle proprie maestranze. La vitalità del centro è nuovamente testimoniata a distanza di qualche secolo. Lo avvalora il fatto che la Regina Giovanna II D’Angiò Durazzo, regnante nella prima metà del 1400, fu attenta visitatrice del luogo e nel paese soggiornò per brevi periodi, così come ci attestano antichi cronisti. Con la presenza della Regina Giovanna II il centro pignolese conobbe un periodo felice. La particolare considerazione reale per il paese divenne tangibile quando la regina le concesse molti doni e significativi privilegi. E’ da ricordare la conferma del privilegio, all’epoca non comune, di poter effettuare nel borgo una fiera di più giorni ove commerciare tutti i prodotti compresi gli animali. Volle la monarca poi impreziosire la locale Chiesa Madre donandole reliquie di santi ed arredi di valore. Proprio alla Regina Giovanna si deve la donazione della Terra di Vignola alla Casa Santa Ave Grazia Plena di Napoli, un istituto di beneficenza da lei stesso fondato per la cura degli orfani. Con tale donazione la Regina sottrasse il paese alle bramosie e vessazioni di feudatari che spesso non avevano a cuore il benessere degli abitanti. Passò quindi a far parte di un patrimonio amministrato da una speciale commissione di nomina reale e questo permise di allentare al massimo ogni interferenza e non di rado anche l’amministrazione del paese venne affidata a personalità del luogo con funzioni di agenti della Casa Santa. L'appartenenza ad un istituto di beneficenza, invece che ad un nobile feudatario, fece si che Vignola mantenesse un certo status godendo di particolari esenzioni fiscali. Tali condizioni, probabilmente, favorirono l’incremento della popolazione e la “fusione” con gli abitanti del vicino feudo di Castelglorioso che si trasferirono in Vignola nello stesso periodo. Morta la regina, scomparsa l'utile protettrice, la casa Santa Ave Gratia Plena la cedette in enfiteusi a don Innigo di Guevara e negli anni che seguirono il paese passò di feudatario in feudatario. La consacrazione definitiva del paese a centro "vitale" la si ebbe nel 1661 quando la Terra venne scelta come residenza della Regia Udienza di Basilicata, una specie di conferimento del titolo di città capoluogo. La presenza di tale importantissimo organismo determinò l’affluenza in paese di gente colta e benestante, di famosi avvocati e nobili, ma anche di gente comune che qui accorreva per ottenere giustizia. Il notevole incremento di presenze, dovendosi comunque soddisfare le primarie esigenze, si rivelò un toccasana per l’economia di paese: le case si affittarono ad un prezzo superiore; trovarono impiego avvocati e notabili con incarico di agenti; nelle taverne si fermavano molti avventori. La Regia Udienza rimase a Vignola fino al 1663. Al tempo della rivolta di Masaniello scaturita dalla richiesta di migliori condizioni di vita, i fratelli pignolesi Bardariello e Franceschiello prima e Francesco Cauzillo poi costituirono una banda armata e presero a scorrere la campagna. La zona venne considerata insicura e questo a danno soprattutto dell’economia dell’area. Nonostante questi episodi mostrano la scarsa tolleranza verso i soprusi, il paese fu poco avvezzo a rispondere alle grandi rivolte. Di poco conto fu il sostegno sia alla rivoluzione napoletana del 1799 che ai moti che portarono al Risorgimento. Offrì comunque il suo contributo di uomini e di idee a tutti gli avvenimenti storici che si susseguirono. Ebbe comunque la sua setta carbonara ed il suo monte frumentario. I primi anni dell’Unità d’Italia segnarono forse il momento più difficile per il paese quando il fenomeno emigrazione che dilagò in Basilicata qui assunse i contorni di una diaspora. Da quasi seimila, in un ventennio gli abitanti di Pignola si ridussero alla metà. Superato con gran difficoltà questa delicata prova, nel 1928 un nuovo episodio parve segnare definitivamente il futuro del paese. In quell’anno, infatti, il patrimonio comunale venne fuso con quello di Potenza e Pignola divenne da paese a contrada. Per disfare quello che si fece in 6 mesi ci vollero 7 anni e, grazie all’impegno delle migliori menti, nel 1935 Pignola riuscì ad ottenere l’autonomia amministrativa. Oggi certi problemi sembrano solo un ricordo ed il paese vive un’inversione di tendenza che la posiziona tra i comuni più vitali nel contesto regionale e questo sta a testimoniare una condizione sociale, culturale ed economica in evoluzione positiva.

Il dialetto In un periodo ancora non definito storicamente, ma quasi certamente nell’alto medioevo, in un’area ristretta della Basilicata si verificò una corposa immigrazione di colonie provenienti dal nord Italia. Non è chiaro il motivo di tale spostamento ed è pertanto possibile che esse sfuggivano a persecuzioni anche di tipo religioso oppure che vennero attratti in questi luoghi da condizioni più favorevoli. Nonostante non sia chiaro il periodo storico, testimonianze tangibili di tali eventi sono rimaste nel dialetto di alcuni centri. Nel dialetto pignolese ancora oggi si riscontrano chiaramente elementi che riconducono alle parlate del Monferrato e dell’entroterra ligure. Fu il famoso dialettologo tedesco Gerald Rohlfs a scoprire la presenza di quest’isola dell’idioma galloitalico nel cuore del sud e fu lui il primo a registrarne le particolarità. Oggi si sta tentando di recuperare culturalmente questo aspetto inteso come recupero delle proprie radici.

Il Feudo di Castelglorioso Una leggenda, raccolta in antiche cronache, ci racconta della fondazione di Pignola da parte degli abitanti del vicino feudo di Castelglorioso. Parrebbe, ma la leggenda è contraddetta dalla verità storica, che intorno al 1400 gli abitanti del feudo di Castelglorioso, i cui ruderi sono ancora visibili, vollero abbandonare il luogo natio per sfuggire alle angherie di un cattivo feudatario. Rimossero la campana dal campanile della locale chiesa e la sistemarono al giogo di due giovani buoi. Raccolte, poi, ogni masserizia quelle famiglie lasciarono il feudo. I notabili affidarono proprio ai buoi la scelta del sito ove fermarsi. Senza indugio gli animali si diressero verso il colle che oggi ospita Pignola e lì si fermarono. Gli Ariosani lì fondarono il nuovo paese. 

Commenti

Post più popolari