L'ARCHEOLOGIA A OPPIDO LUCANO

Le ville romane

L’alta valle del Bradano, situata nella parte nord-est della Basilicata, ha costituito nell’antichità un’area importante di raccordo e di transito tra territori culturalmente diversi. In particolare, il fiume Bradano rappresenta da sempre un’importante via di comunicazione tra costa ionica, con il mondo delle colonie greche d’Occidente (Metaponto, Siris-Herakleia, Sibari), l’entroterra italico e, attraverso l’Ofanto, la costa tirrenica, con l’ambito etrusco – campano e le città greche, in primo luogo Poseidonia. Pertanto quest’area interna, testimone di importanti momenti storici e custode di un immenso patrimonio archeologico, con le città romane di Bantia e Venusia, che insieme costituiscono uno dei poli di attrazione più significativi dell’intera regione Basilicata, rappresenta un territorio di grandi potenzialità nel campo della valorizzazione dei beni culturali e ambientali e della relativa fruizione.


VILLA ROMANA DI S. GILIO (I SEC. a.C. – VII SEC. d.C)

Nel territorio di Oppido Lucano sono situate la ville romane di S. Gilio e di Masseria Ciccotti. Il primo edificio, riconosciuto nel 2009 quale sito di interesse internazionale dal “World Monument Fund” di New York, ed inserito nella “Watch List 2010”, sorge in posizione panoramica su una collina rivolta verso l’alta valle del Bradano, lungo un tratturo che metteva in comunicazione la Lucania interna con l’Apulia. Del complesso abitativo, costruito sull’intero fianco orientale della collina per un’estensione pari a ca. 6.200 mq, sono tuttora visibili resti monumentali relativi alla basis villae, due grandi ed articolati impianti termali, una fontana ed una serie di cisterne (castellum aquae). La villa viene occupata dagli inizi del I secolo a.C. fino al VII secolo d.C. con fasi alterne di monumentalizzazione, contrazione e rifunzionalizzazione degli spazi. La proprietà della villa è ipoteticamente attribuibile a personaggi importanti dell’èlite urbana e locale. Al momento, della villa sono visibili un grande complesso termale costituito dal calidario/frigidario e conservato fino all’attacco della volta, parte della prima terrazza organizzata immediatamente al di sopra della basis villae e l’area deputata all’approvvigionamento idrico, costituito da una fontana e da una grande cisterna a tre ambienti. Sulla prima terrazza sono stati indagati il complesso termale più antico della villa e un ampio triclinio posto in posizione panoramica sull’alta valle del Bradano.


VILLA ROMANA DI MASSERIA CICCOTTI (I SEC a.C. – III SEC d.C.)


La villa di Masseria Ciccotti sorge, in un’area pianeggiante dell’alta valle del fiume Bradano, lungo un importante asse stradale che collega la Lucania interna con l’Apulia, a circa 1 km in linea d’aria dalla villa precedentemente descritta. Si tratta di una villa monumentale, afferente a personaggi di alto rango, probabilmente connessi alla cerchia imperiale, articolata per padiglioni, con una fase di particolare splendore nel III secolo d.C., quando la parte residenziale si dota di ambienti di rappresentanza con splendidi mosaici. L’impianto della villa si data fra i decenni finali del I secolo a.C. e l’età giulio-claudia; dotato di una imponente sostruzione –terrazzamento, si articola secondo una caratteristica pianta a peristilio. Tra la seconda metà del II secolo d.C. e i primi decenni del III la pars urbana della villa viene notevolmente ampliata con la costruzione di un impianto termale nel settore nord e di un acquedotto che alimenta d’acqua la villa, con l’imponente castellum aquarum all’estremità nord-ovest del sito, inglobato nell’edificio della Masseria Ciccotti. In questo periodo, tra i decenni finali del II e quelli iniziali del III secolo d.C. (età tardo-antonina/severiana), un gruppo di ambienti, immediatamente ad ovest del peristilio, acquista caratteristiche di spiccata monumentalità, con la realizzazione dell’elaborato pavimento musivo con raffigurazione di Aiòn (il Tempo Assoluto) e le Stagioni. E’ in questo periodo che viene impostata la vasca rettangolare nello spazio aperto del peristilio all’esterno del portico ovest, in asse con l’ampio ingresso all’ambiente con il mosaico delle Stagioni e con la fontana al centro del grande salone adiacente. Tale uso scenografico dell’acqua veniva alimentato dall’acquedotto, come indica la lunga canalizzazione che attraversa l’intero gruppo di ambienti.

LA TABULA BANTINA
La Tabula Bantina fu rinvenuta nel 1793 in località Lago delle Noci, alle falde del Monte Montrone a Oppido Lucano. Per importanza di contenuto la Tabula Bantina si affianca alle Tavole di Eraclea. Si tratta di un frammento dello statuto municipale dato dai commissari romani al Municipium di Bantia, relativo all'ordine dei comizi, al censo ed ai requisiti per accedere alle pubbliche magistrature. In particolare sul recto è riportata la lex agraria Appuleia (ca. 100 a. C.) e sul verso la lex osca della intercessio tribunicia e del Certus Ordo Magistratuum.
Le notizie sono state ricavate da varie fonti bibliografiche su Oppido Lucano, la sua storia e il suo territorio.


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